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Nel passato della penisola Coreana, tre tribù praticavano gare di arti marziali tra i guerrieri durante le stagioni rituali. Le tecniche di combattimento furono sviluppate osservando i movimenti di difesa e attacco contro le bestie. Questo periodo gettò le basi per il Taekwondo moderno, discendente di antiche arti come “subak”, “taekkyon” e “takkyon”.
Successivamente, durante l’era dei tre regni (Koguryo, Paekje e Silla), i guerrieri erano cruciali per la supremazia di ciascun regno. Gruppi di giovani guerrieri come gli “hwarangdo” a Silla e i “chouisonin” a Koguryo includevano l’addestramento marziale nelle loro pratiche. Le arti marziali erano considerate fondamentali per sviluppare la forza fisica e la capacità di adattamento in situazioni critiche, evidenziando che una forma primitiva di Taekwondo era già presente in quei tempi.
Silla e Koguryo, fondati rispettivamente nel 57 A.C. e nel 37 A.C., educavano i loro giovani come forti guerrieri chiamati hwarang (Silla) e sonbae (Koguryo), con il Taekwondo come una delle principali discipline di addestramento fisico. Koguryo, situato a nord della Corea e circondato da tribù cinesi ostili, organizzò i sonbae per consolidare il potere del regno. I sonbae erano uomini virtuosi che non indietreggiavano mai davanti a un combattimento.
Nei giorni di Koguryo, il Taekwondo (o il suo antenato subak/taekkyon) era parte integrante dei rituali annuali e della cultura guerriera, come indicato dalle descrizioni storiche e dai disegni sulle mura delle tombe reali Muyong-chong e Kakchu-chong. Questi dipinti, scoperti nel 1935, mostrano scene di combattimento di Taekkyon, dimostrando che questa forma di arte marziale era già praticata nel periodo tra il 3 e il 427 D.C.
Lo storico giapponese Tatashi Saito suggerisce che tali rappresentazioni indicano che il Taekkyon fosse praticato per onorare i morti, integrandosi nelle cerimonie funebri con danze e arti marziali. Questo dimostra che il Taekwondo, o una sua forma primitiva, era già radicato nella cultura di Koguryo come elemento fondamentale per la formazione dei guerrieri.
Il Regno di Silla, fondato nel sud-est della penisola coreana, inizialmente non aveva minacce esterne immediate. Tuttavia, con la nascita del Regno di Paekje a ovest e le invasioni di Koguryo dal nord, Silla dovette sviluppare le arti marziali per difendersi.
L’Hwarangdo è l’esempio distintivo delle arti marziali di Silla, ispirato al sistema sonbae di Koguryo. I giovani del gruppo hwarangdo venivano addestrati non solo nelle arti marziali, ma anche nei valori di pietà filiale, lealtà al regno e devozione alla società. Tra i membri più illustri figurano Kim Yu-Sin e Kim Chun-Chu, che contribuirono significativamente all’unificazione dei tre regni.
La dinastia Koryo, che unificò la penisola coreana dopo Silla, durò dal 918 al 1392. Durante questo periodo, il Taekkyon fu sviluppato sistematicamente e divenne una materia obbligatoria per la selezione dei cadetti militari. Le tecniche marziali del Taekkyon diventarono potenti al punto da essere utilizzate in battaglia, con pratiche collettive come l’obyong-subak-hui (gioco del Taekkyon dei 5 soldati).
All’inizio della dinastia, l’abilità nelle arti marziali era il principale requisito per diventare militare, vista la necessità di difesa nazionale. Le competenze nel Taekkyon permettevano anche ai soldati semplici di avanzare a ranghi più alti, come nel caso di un maestro di Taekkyon promosso a generale. Le gare di Taekkyon erano comuni, con i giovani più abili selezionati per diventare ufficiali.
I re della dinastia Koryo supportavano il subakhui (gara di Taekkyon), rendendolo un allenamento militare obbligatorio e popolare anche tra la popolazione, con gare organizzate durante le visite reali nei villaggi. Tuttavia, con l’introduzione della polvere da sparo e nuove armi, l’interesse per le arti marziali diminuì verso la fine della dinastia. Il subakhui sopravvisse come un gioco popolare, trasmesso fino alla Corea moderna.
Durante la Dinastia Chosun (Yi) dal 1392 al 1910, e fino al governo coloniale giapponese del 1945, il Taekwondo era noto principalmente come subakhui piuttosto che taekkyon e perse il supporto ufficiale del governo centrale a causa della modernizzazione delle armi per la difesa nazionale. Nonostante ciò, il subakhui rimase popolare all’inizio di Chosun.
La Dinastia Yi, fondata sul Confucianesimo, privilegiava le arti letterarie rispetto alle marziali, rifiutando le feste buddiste. Tuttavia, i resoconti storici mostrano che gare di subakhui erano ancora organizzate da ufficiali locali per selezionare soldati e dai re durante le festività. I vincitori di tre incontri consecutivi di subakhui potevano essere arruolati come soldati dal Dipartimento della Difesa.
Con l’avanzamento burocratico del governo, l’attenzione si spostò dalle arti marziali alle lotte di potere, portando a un declino nella promozione del Taekwondo. Solo durante il regno di Re Jungjo, dopo l’invasione giapponese del 1592, il governo riprese le arti marziali come parte della strategia di difesa nazionale, culminando nella pubblicazione del Muyedobo-tongji, un manuale illustrato delle arti marziali contenente movimenti simili a quelli delle attuali Poomsae del Taekwondo.
Anche durante il dominio giapponese, il Taekwondo continuò ad essere citato da noti scrittori coreani, come Shin Chae-Ho e Choi Nam-Sun, che sottolinearono l’evoluzione del subak dal sonbae di Koguryo e come il Taekkyon, un tempo una vera arte marziale, fosse diventato principalmente un gioco per bambini.
Nel dopoguerra, i maestri coreani di arti marziali decisero di eliminare l’influenza giapponese e ritornare alle tradizionali arti coreane. Nacquero numerose scuole (Kwan), tra cui le cinque principali: Chung Do Kwan, Moo Duk Kwan, Yun Moo Kwan (Ji Do Kwan), Chang Moo Kwan, Song Moo Kwan, e quattro secondarie: Oh Do Kwan, Jung Do Kwan, Han Mu Kwan, Chi Do Kwan. Nel 1955, queste scuole si unirono sotto il nome di Tae Soo Do, con l’obiettivo di unificare le arti marziali coreane e creare uno stile nazionale basato sul Taekkyon.
Dopo la guerra di Corea, il Taekwondo iniziò a diffondersi grazie all’apertura di palestre in tutto il paese e alla formazione di cinture nere. Maestri di Taekwondo furono inviati all’estero per promuovere l’arte marziale. Nel 1955, il nome “Taekwondo” fu ufficialmente adottato per la somiglianza con Taekkyon, grazie alla decisione del consiglio dei maestri delle varie scuole.
Il Generale Choi Hong-Hi promosse l’insegnamento del Taekwondo nell’esercito, rendendo i soldati coreani i primi studenti ufficiali. Nel 1961, la fusione tra la Soo Bakh Do Association e la Tae Soo Do Association portò alla creazione della “Korean Taekwondo Union“, riconosciuta nel 1962 dalla Korean Amateur Sports Association e ridenominata “Korea Taekwondo Association” (K.T.A) nel 1965. Il Generale Choi, allora presidente della K.T.A., fondò l’ITF (International Taekwondo Federation) con sede in Canada, ma cadde in disgrazia dopo un viaggio nella Corea del Nord.
Il Taekwondo si diffuse in tutto il mondo grazie alla World Taekwondo, fondata nel 1973, che oggi conta oltre 70 milioni di praticanti. In Italia, il Taekwondo iniziò a guadagnare popolarità e, nonostante le sfide, gli atleti italiani riuscirono a distinguersi a livello internazionale. Nel 1975, la FITKD aderì alla WTF (World Taekwondo Federation), sostenuta dal governo coreano e riconosciuta come ente ufficiale dello sport Taekwondo.
Il Taekwondo fu inserito come sport dimostrativo alle Olimpiadi di Seul del 1988 e divenne sport olimpico ufficiale alle Olimpiadi di Sydney 2000. È oggi una disciplina che combina l’arte marziale tradizionale con i principi di cortesia, integrità, perseveranza, autocontrollo e spirito indomito, radicati nella cultura coreana. Viene insegnato nelle scuole e fa parte dell’addestramento militare in Corea.
L’inclusione del Taekwondo come sport olimpico portò alla nascita della FITA (Federazione Italiana Taekwondo), riconosciuta dal CONI, che ha visto diversi atleti italiani, come Carlo Molfetta, Mauro Sarmiento, Vito Dell’Aquila e Simone Alessio, vincere medaglie olimpiche. Essendo originariamente un’arte marziale, il Taekwondo comprende anche tecniche di difesa personale non utilizzabili in competizione, con l’obiettivo di neutralizzare l’avversario con il minimo sforzo e senza causare danni permanenti.
Gruppo sportivo praticante taekwondo che opera nel territorio della IX municipalità di Napoli, in particolare nel quartiere Pianura.
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